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Eolo
stelle lontane
TEATRO E GENERE
UN INTERVENTO PER LA DISCUSSIONE DI CIRA SANTORO GIOVANNA PALMIERI E NICOLETTA CARDONE JOHNSON

All’interno dei festival programmati in questa prima parte dell’anno, alcuni spettacoli sono diventati il pretesto per discutere sulla rappresentazione di genere nel teatro ragazzi e sull’opportunità di interrogarsi sui modelli stereotipati che, a volte inconsapevolmente, trapelano dagli spettacoli.

Domande che forse sono state date per scontate negli ultimi decenni ma che, in un contesto in cui femminicidi, omofobia, lotta contro i diritti delle persone LGBT e contro il riconoscimento delle Famiglie Arcobaleno riempiono le cronache dei giornali ogni giorno, pensiamo debbano diventare parte del dibattito tra gli operatori teatrali e gli artisti che si occupano di infanzia.

Non che venga auspicata una produzione mirata! Se si facessero spettacoli “a tema” o a “tesi” solo perché vittime di questa emergenza, compiremmo un errore gravissimo che rischierebbe di rendere questi temi retorici e inutili. Quindi lasciamo che a parlarne siano gli artisti che ne sentono una necessità profonda.

Quello che manca e che il gruppo che firma questa lettera auspica vivamente, è che si cominci a ragionare sull’opportunità di avere uno sguardo attento alla visione di genere. Uno sguardo che, senza essere censorio, segnali le rappresentazioni stereotipate del femminile o di persone appartenenti ad altri generi . In molti paesi europei questo è un parametro tra gli altri per giudicare uno spettacolo per l’infanzia e forse dovremmo cominciare ad assumerlo anche noi come una sana abitudine.

In un intervento su Repubblica, la filosofa Michela Marzano, autrice tra le altre cose di: Papà, mamma e gender (Utet, 2015) dice: “Contro le violenze di genere occorre una nuova grammatica delle relazioni affettive, distinguendo l’amore dalla gelosia possessiva, imparando a convivere con la frustrazione, il rifiuto, la mancanza” e chi, aggiungiamo noi, meglio del teatro può rispondere a questa esigenza? Chi meglio del teatro può raccontare odio, vendetta, rancore, amore, gelosia, passione e morte? Chi meglio del teatro può denunciare stereotipi, ribaltare modelli, invertire ruoli? C’è bisogno di narrazioni capaci di educare all’affettività, al rispetto, all’inclusione, al riconoscimento dell’altro da sé, dice la Marzano e di questo il teatro è già ricco, diciamo noi, a parte qualche scivolata che non può essere ammantata dal giudizio estetico. Sempre citando la Marzano, “c’è bisogno di modelli di coerenza “ e non tutto può essere liquidato con le categorie del bello e del brutto. L’assunzione di responsabilità che sentiamo di doverci assumere entra nel merito, si interroga e interroga gli spettatori sul modello di società che viviamo e soprattutto, su quella che vogliamo.

Il teatro ragazzi può forse rilanciare il proprio esistere pedagogico ripartendo da qui, da un teatro che abbia in sé una visione di genere e che sia capace di prendere posizione rispetto a valori imprescindibili quali il rispetto per bambine e bambini e l’accoglienza delle diversità, anche sessuali, senza la paura di sentirsi “vecchio” o “bacchettone” di fronte ai più facili richiami del teatro “leggero” o di “nicchia” di fronte a temi sentiti come più universali.

Se abbiamo bisogno di un nuovo patto con il nostro pubblico, forse questo è uno dei primi gradini da cui ripartire e Eolo, uno dei primi spazi in cui discuterne. Che ne dite?

Cira Santoro, Giovanna Palmieri, Nicoletta Johnson







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